Kimberley Process: la chiamata al coraggio di Feriel Zerouki
Il discorso della Presidente del World Diamond Council alla Plenaria 2025 di Dubai invita a una scelta storica per riformare il KP e rafforzare la tutela dei lavoratori
Durante la Sessione Plenaria 2025 del Kimberley Process in corso a Dubai fino al 22 novembre sotto la presidenza degli Emirati Arabi Uniti, Feriel Zerouki, Presidente del World Diamond Council, ha pronunciato un discorso forte e incisivo. Davanti ai rappresentanti degli 86 governi partecipanti, del World Diamond Council, della Civil Society Coalition, dell’African Diamond Producers Association, insieme a numerose altre organizzazioni ed esperti tecnici impegnati nel definire l’evoluzione del sistema di controllo del commercio dei diamanti naturali, Zerouki ha ripercorso tre anni di intenso lavoro, ricerca e negoziazione guidati dal WDC. Ha reso omaggio alla leadership dell’ADPA e della Civil Society Coalition, affermando: “È chiaro che l’Africa vuole il progresso”, e sottolineando con forza l’urgenza di ampliare l’attuale definizione del Kimberley Process.
“Oggi siamo insieme a un bivio”, ha dichiarato. “I partecipanti sceglieranno di far avanzare il Kimberley Process, o alcuni sceglieranno di frenarlo?” Secondo Zerouki, respingere la nuova definizione equivarrebbe a “voltare le spalle alle comunità diamantifere, molte delle quali vulnerabili allo sfruttamento e bisognose di protezione”.

Nel passaggio più forte del suo intervento, Zerouki ha scandito parole che hanno attraversato la sala con particolare risonanza: “Il World Diamond Council non è mai stato passivo. Ha promosso la ricerca, il compromesso, la costruzione di ponti. Ma il mondo è cambiato. I rischi sono cambiati. Le aspettative dei consumatori sono cambiate. E l’idea che dobbiamo rimanere in silenzio per preservare il consenso appartiene a un’altra epoca.”
Zerouki ha ribadito il ruolo essenziale che i diamanti naturali svolgono nello sviluppo economico e sociale dei Paesi produttori, soprattutto in Africa: “I diamanti naturali rappresentano la nazione per i produttori africani. Sono scuole, cliniche, borse di studio, strade e entrate nazionali. Sono vita. Per altri Paesi – ha osservato- possono invece rappresentare “una voce marginale nelle loro statistiche nazionali”. Proprio questa disparità, ha sottolineato, rende urgente una decisione responsabile: “Ecco perché questo momento conta.”
Conta per le economie che dipendono dai diamanti naturali e conta perché, ha ricordato “Il Kimberley Process è stato creato per proteggere le persone, non per rafforzare il potere”. Secondo Zerouki, l’approvazione della nuova definizione del KP permetterebbe di estendere la protezione a 1,5 milioni di minatori artigianali, rendendo il Processo Kimberley più efficace nelle situazioni in cui le comunità sono più vulnerabili. “Abbiamo il coraggio e l’unità per andare avanti ”– ha concluso.
Grazie ai suoi sistemi di certificazione e monitoraggio, il KP ha già contribuito a eliminare quasi completamente il commercio dei diamanti dei conflitti, garantendo che il mercato globale sia alimentato da fonti libere da violenze. Con il suo mandato in scadenza nel maggio 2026, Zerouki ha voluto lasciare un messaggio che suona come un appello collettivo: il futuro e la credibilità dell’intero sistema dipenderanno da decisioni cruciali come l’approvazione della nuova definizione del KP e dalla capacità di intervenire a tutela delle comunità che ancora oggi rappresentano l’anello debole della catena.
https://www.worlddiamondcouncil.org
Kimberley Process: Feriel Zerouki’s Call for Courage to Protect Diamond Communities
During the 2025 Kimberley Process (KP) Plenary in Dubai, World Diamond Council President Feriel Zerouki delivered a powerful speech urging participants to take a historic step toward reforming the KP and expanding protections for diamond-producing communities.
Speaking before representatives from 86 governments, the WDC, the Civil Society Coalition, the African Diamond Producers Association (ADPA), and various observers, she highlighted three years of intensive work led by the WDC and emphasized Africa’s clear desire for progress.
Zerouki warned that rejecting the proposed new definition of the KP would mean “turning our backs on diamond communities — many of them vulnerable and in need of protection.” She reminded participants that the world, risks, and consumer expectations have changed, and that silence in the name of consensus belongs to the past.
She stressed the crucial role natural diamonds play in African nations: they fund schools, clinics, scholarships, roads, and national development — “a lifeline” for millions. Approving the updated definition would extend protection to 1.5 million artisanal diamond miners and strengthen the KP’s ability to act where communities are most at risk.
Zerouki concluded with a moral appeal: the future credibility of the Kimberley Process depends on the decisions made now. The KP has already drastically reduced conflict diamond trade, but must evolve to continue protecting people — its original purpose.

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