Federpreziosi, Stefano Andreis: “il 9 carati potrebbe compromettere la reputazione del settore”

Proporre il 9 carati per contrastare il ‘caro oro’ rischia di compromettere la percezione della qualità e della professionalità


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In un momento in cui il 9 carati emerge come un’alternativa sempre più discussa, il settore resta diviso tra chi lo vede come una risposta necessaria alla crisi e chi teme che possa compromettere la percezione della qualità della gioielleria italiana. Stefano Andreis, presidente di Federpreziosi Confcommercio, ha esposto una sua analisi del fenomeno e le implicazioni per il dettaglio orafo.


La fiducia è un elemento centrale nel nostro settore e ogni cambiamento deve essere valutato con estrema attenzione”, afferma Andreis. L’adozione di un assortimento significativo di gioielli a 9 carati comporta il rischio di incidere negativamente sulla percezione di valore, estetica e durata degli oggetti. Il problema non riguarda solo la qualità intrinseca del materiale, ma anche il modo in cui i consumatori interpretano il cambiamento. “Proporre il 9 carati per contrastare il ‘caro oro’ rischia di compromettere la percezione della qualità e della professionalità di un negozio che ha sempre trattato oro a 18 carati. Quest’ultimo è riconosciuto come il miglior equilibrio tra purezza e resistenza, ideale per la creazione di gioielli durevoli e di valore”.
Una delle principali difficoltà legate alla vendita del 9 carati riguarda la chiarezza della comunicazione con il cliente. “La vendita del 9 carati rispetto al 18 carati presenta alcune criticità superabili solo attraverso una comunicazione chiara, competente e accurata. Soprattutto, sempre in chiave univoca.” Un gioielliere deve essere in grado di spiegare con precisione le differenze, senza lasciare spazio ad ambiguità che potrebbero minare la fiducia del consumatore. Questo aspetto è fondamentale per evitare che il 9 carati venga percepito come una soluzione di minor valore, piuttosto che come un’alternativa con caratteristiche proprie. “Instaurare un rapporto di fiducia con il cliente significa non solo comprenderne i desideri, ma anche fornirgli tutte le informazioni necessarie affinché possa fare una scelta consapevole, conoscendo il valore reale del gioiello che sta acquistando.”
Secondo Andreis, il rischio più grande per il mercato italiano non è tanto la presenza del 9 carati in sé, quanto l’effetto che potrebbe avere se il suo utilizzo diventasse troppo diffuso. “Se un numero crescente di negozi decidesse di ridurre la qualità dei propri prodotti per contrastare l’aumento dei prezzi, il settore potrebbe trovarsi invaso da gioielli di livello inferiore. Questo danneggerebbe non solo la percezione complessiva della gioielleria italiana, ma anche il valore dei prodotti in oro di alta qualità.”
Piuttosto che puntare su un metallo con una minore percentuale di oro puro, Andreis suggerisce di valutare altre alternative. “Alcuni professionisti del settore suggeriscono che, anziché proporre un prodotto percepito come meno pregiato, sarebbe più opportuno valorizzare materiali alternativi già ampiamente accettati, come l’argento, il platino o leghe innovative con placcature in oro ad alto spessore.” Queste soluzioni permetterebbero di mantenere un livello qualitativo alto senza compromettere la reputazione del settore.
Per ora, secondo Andreis, il 9 carati non sta segnando una svolta radicale nel mercato italiano: “Allo stato attuale non rilevo nel mercato una significativa inversione di tendenza verso i gioielli a 9 carati.” L’incertezza economica, tuttavia, potrebbe spingere alcuni operatori a testare questo segmento, a patto che venga affiancato da strategie commerciali ben definite. La sostenibilità della scelta, però, resta ancora tutta da dimostrare nel lungo periodo.


Federpreziosi, Stefano Andreis: “9-carat gold could compromise the reputation of the industry”

At a time when 9-carat gold is emerging as an increasingly debated alternative, the industry remains divided between those who see it as a necessary response to the current economic crisis and those who fear it could undermine the perceived quality of Italian jewelry.

Stefano Andreis, President of Federpreziosi Confcommercio, shared his analysis of the phenomenon and its implications for the retail jewelry sector.

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