Museo del Corallo – Collezione Liverino: 1000 meraviglie, 1000 motivi per stupirsi

Tra pini secolari, poco prima che la vegetazione ceda il passo alla lava brulla, il corallo ha trovato un nuovo habitat. Siamo sulla ‘Montagna’ (come i napoletani chiamano confidenzialmente il Vesuvio), dove da generazioni la famiglia Liverino lavora e colleziona l’oro rosso. Ad accoglierti è un grande show room dove i gioielli esposti significano molte cose: passione, scaramanzia, sacralità…, ma bisogna scendere giù giù fin nelle viscere della terra, a sei metri di profondità, per ammirare gli oltre 1000 capolavori raccolti da Basilio Liverino durante i suoi viaggi in giro per il mondo, altri frutto della maestria artigiana che la famiglia torrese ha addomesticato già nel 1894.


Il Museo del Corallo – Collezione Liverino è una rarità che accoglie rarità, tante hanno attraversato gli il tempo e gli oceani prima di arrivare qui. Alle pareti la successione di teche parla di storie e di storia, come la parure realizzata su commissione, nel XIX secolo, per la moglie di Napoleone Bonaparte, Joséphine de Beauharnais. E se in questa ricchissima parure è il prezioso incastro di minutissime foglie a stregare chi la guarda, nella vetrina centrale è invece la grande conchiglia sardonica incisa sull’intera superficie da Giovanni Sabbato (intorno alla fine del XIX secolo) con scene celebrative dell’impero britannico. Lo spazio è tutto suo!


E poi perle, oggetti di tartaruga, di pietra lavica, avorio e ancora tanto corallo, moro, pelle d’angelo o l’aranciato di Sciacca. Ogni presenza ha un valore preciso, è la prova certa dell’eccezionalità.

Enzo Liverino, che ci accompagna nel tour, li racconta con la familiarità di chi tra queste stupefazioni ci è nato, anche quando mostra una scultura equestre e sorridendo dice: “il cavaliere è mio figlio Basilio”.

Tutti pezzi unici, ça va sans dire, per i quali la tecnologia si fa da parte: per trsformare un ramo in un capolavoro qui si utilizzano ancora attrezzi originali d’epoca, al più rimaneggiati per l’usura.

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