Giorgio Villa: “Non voglio che il mio sia un mandato del presidente, ma della squadra”

Sostenibilità, cultura e allargamento della base sono le parole chiave del nuovo presidente del Club degli Orafi. Un uomo che non teme le sfide e si prepara a fornire linee guida e risposte pratiche, perché oggi «non c’è più tempo per le parole».

Giorgio Villa

«Siamo in un momento difficile, servono grinta e passione. Ma se ho vinto la Parigi-Dakar…». Giorgio Villa, 66 anni, milanese, non teme le sfide. Nemmeno quelle estreme, visto che in bacheca ha un primo posto al rally forse più famoso al mondo nella categoria camion e un mondiale offshore classe 2.

Oggi, quella che si trova ad affrontare è guidare il Club degli Orafi nel periodo più complesso da molti decenni a questa parte, dopo oltre un anno di pandemia. L’imprenditore, amministratore delegato di 8853, è infatti stato eletto presidente del Club per il triennio 2021-2024.

Cresciuto nell’azienda di famiglia, punto fermo nel panorama dei banchi metalli preziosi italiani e internazionali, è stato presidente degli stessi. Negli ultimi anni ha scommesso sulla trasformazione digitale costruendo tre piattaforme che spaziano dall’oro all’argento, dal palladio al platino, dai lingotti alle monete fino al dentale.

Suoi vicepresidenti saranno Eleonora Rizzuto (Bulgari) e Simona Demeglio (Roberto Demeglio), mentre nel consiglio direttivo siederanno Azzurra Cesari (Cesari & Rinaldi Gemmai, gruppo Futurgem), Andrea Liverino (Enzo Liverino), Candido Operti (Antica Orologeria Candido Operti Cagliari) e Antonio Songa, dell’azienda omonima. Suoi consiglieri saranno infine Isabella Traglio (Vhernier), Costantino Papadimitriou (marketing consultant) e gli ex presidenti Augusto Ungarelli (Vendorafa Lombardi), Andrea Broggian (Vhernier) e Luciano Mattioli (Mattioli).

Palazzo Bagatti Valsecchi a Milano in via Montenapoleone, dove ha sede il Club

«Non voglio che il mio sia un mandato del presidente, ma della squadra»

Presidente, assume questa carica in un momento tutt’altro che facile…
È vero (sorride), in realtà mi era già stato chiesto in passato, ma avevo rifiutato, perché a mio parere il presidente del Club deve essere un orafo o un gioielliere. Ma in questo periodo di difficoltà c’è stata molta convergenza su di me e ho accettato, a patto di avere una squadra un po’ nuova. Non voglio che il mio sia un mandato del presidente, ma della squadra.

Anche nel rally o nell’offshore la squadra è importante
Fondamentale, in entrambi senza non vai da nessuna parte. E in questo mio mandato ci tengo a far lavorare il gruppo, perché è troppo complesso per non affrontarlo con una squadra motivata ed energica. Li ho avvisati che li farò lavorare, a partire dalla creazione di un team che si occupi di sostenibilità.

Come ha scelto i suoi compagni di viaggio?
Per prima cosa ho voluto come vicepresidenti due donne che hanno una grandissima carica, come Simona Demeglio ed Eleonora Rizzuto. Non a caso quest’ultima è direttore sviluppo sostenibile di Bulgari, visto che sarà uno degli argomenti chiave del mandato.
Poi ho voluto persone che portassero la voce di tutte le componenti del settore: Azzurra Cesari per le gemme, Andrea Liverino per il corallo, Candido Operti per il dettaglio, Antonio Songa che dà la visione sia dei grossisti che della distribuzione nei centri commerciali. Ho anche scelto Isabella Traglio, donna capace e determinata, Costantino Papadimitriu, voce dei diamanti, e tre consiglieri con cui mi confronto sempre: Andrea Broggian, Luciano Mattioli e Augusto Ungarelli. Quest’ultimo, in particolare, si occuperà di analizzare i dati sia con Banca Intesa, che con Federorafi, in modo da avere numeri il più possibile attendibili. Sono poi sostenuto da una direttrice molto in gamba come Alexandra Trosin.

Quali sono le priorità?
Sostenibilità, cultura e allargamento della base.

«La sostenibilità è un tema chiave… voglio fornire un contributo pratico»

È già la terza volta che nomina la sostenibilità, tema oltretutto in continuità con il suo predecessore Gabriele Aprea.
È un tema chiave, che in azienda curiamo da anni e che è sempre più importante e sentito dalle nuove generazioni. Anche più di quanto pensiamo, visto che esiste addirittura un’app, che non riguarda ancora il gioiello, ma che dice se un brand è più o meno sostenibile. È un processo irreversibile, che è anche nell’agenda del Governo Draghi. Spesso, però, è un argomento “fumoso”, mentre voglio fornire un contributo pratico.

Come?
Sto mettendo assieme un team, che sarà formato da Rizzuto, Demeglio, Traglio e Enzo Liverino, che non è in consiglio, ma ha fatto il percorso di sostenibilità sul corallo, insieme a Gaetano Cavalieri, del Cibjo. In concreto: spesso i clienti quando arrivano in negozio sono più informati del gioielliere, riguardo alla sostenibilità, mentre servono delle linee guida che li aiutino a orientarsi.

Sostenibilità per il gioiello significa anche tracciabilità
Certo, la tematica è vasta, legata anche alle pietre, al conflict free… e adesso anche alla sfida dei diamanti sintetici, che sembra siano più sostenibili del naturale, ma è una battaglia che va giocata con molta attenzione. Non si toglie dalla natura ma c’è un alto dispendio energetico e dall’altro lato la De Beers ad esempio lavora coi governi per le comunità locali. Bisogna essere molto cauti su questi argomenti, ma vanno affrontati.

Passiamo alla cultura.
Il Club non è un’associazione politica, ma deve portare avanti proprio questo aspetto. E portarla nel dettaglio, che è uno degli anelli più deboli, nel senso che deve affrontare dei cambiamenti epocali nel modo di distribuire il gioiello. L’e-commerce e il web sono entrati prepotentemente, i brand stanno facendo delle proprie politiche in questo senso e possono creare degli scompensi e dei cambiamenti nel loro lavoro. Dobbiamo aiutarli, perché siamo tutti nella stessa barca, dai banchi al piccolo negozio di paese. Tutta la filiera deve essere sostenuta e in questo momento il dettaglio ha bisogno di una grossa mano.

«Non possiamo risolvere i problemi di tutti, ma possiamo dare suggerimenti, linee guida e risposte pratiche, perché oggi non c’è più tempo per le parole.»

In che modo?
Dobbiamo fare cultura: penso a seminari tenuti da specialisti su argomenti contigui come i social network, l’e-commerce, appunto, la sostenibilità, le vetrine, le tendenze dei metalli preziosi, delle pietre… Far sapere ai nostri soci e non come sono le cose nel mondo, come si evolvono, in modo che possano prendere decisioni ponderate. Non possiamo risolvere i problemi di tutti, ma possiamo dare suggerimenti, linee guida e risposte pratiche, perché oggi non c’è più tempo per le parole. Quelli che abbiamo promosso finora hanno avuto successo, come anche l’iniziativa organizzata col museo Poldi Pezzoli abbinando gioielli e quadri, che mi piacerebbe replicare in altre città. È una sfida…

A lei non è che le sfide non piacciano del resto… o non avrebbe vinto la Dakar
La Dakar è una gara di uno stress impressionante, perché per 15 giorni non ci si ferma mai e la testa è l’aspetto più importante. Sono cose che sono rimaste nella mia vita, lo sport insegna a perdere e a ripartire che è una cosa molto complessa.

«Chi ha sofferto di più, invece, è stato il dettaglio. I negozi sono stati chiusi, hanno avuto un calo importante e si ritrovano, appunto, con un futuro molto nuovo, per questo dobbiamo sostenerli»

Una bella similitudine con la situazione attuale
Se parliamo di ripartire, in realtà non tutti hanno sofferto allo stesso modo: chi lavorava per i brand ha mantenuto un certo livello, al quale si sono aggiunti gli aiuti che il Governo ha dato, tra ristori, cassa e prestiti agevolati. Chi ha sofferto di più, invece, è stato il dettaglio. I negozi sono stati chiusi, hanno avuto un calo importante e si ritrovano, appunto, con un futuro molto nuovo, per questo dobbiamo sostenerli.

Come vede il mercato in questo momento?
La Cina sta continuando ad andare bene e gli Stati Uniti stanno abbastanza ripartendo, ma i dati mondiali contrastano con quelli nazionali. In Italia i dettaglianti hanno avuto un calo importante, superiore appunto a quello del comparto produttivo e alcuni sono in maggiore difficoltà di fronte ai cambiamenti. Anche la situazione nel campo dei diamanti è in movimento, bisognerà vedere come e si evolverà: qui quelli naturali non hanno problemi e i brand spingono su quelli, negli Usa invece il sintetico ha un certo successo. La situazione non è semplice e la ripartenza sarà lunga.

In questo contesto come ha influito o lo farà il prezzo dell’oro?
Il valore dell’oro ha influenzato molto poco i consumi e le vendite. Rispetto ai massimi ha perso una decina di euro e per un po’ potrebbe restare abbastanza stabile, ma a medio/lungo termine salirà di nuovo. Quando raggiunge un prezzo, poi tende a ritornarci. Le ripercussioni, però, saranno molto relative.

Per ripartire saranno chiave le vaccinazioni?
Assolutamente sì. Poi probabilmente arriveremo ad averne uno annuale, come l’antiinfluenzale. Adesso sono fondamentali per far ripartire gli incontri, le fiere e il turismo.

Ha nominato anche le fiere… saranno uno strumento di ripartenza?
Il sistema fieristico è in discussione da anni e si troverà davanti uno scenario molto diverso: abbiamo preso delle abitudini nuove, il mondo ha imparato a muoversi online. La scomparsa di Baselworld è senz’altro positiva per Vicenza, ma bisognerà capire come si muoverà.
Da parte nostra collaboreremo con loro, come con tutte le altre associazioni di categoria, il Tarì e il Cibjo. Con tutti mi adopererò per creare opportunità per il club.

«Oggi il Club è formato in maggioranza da produttori, ma credo che la componente del dettaglio dovrà crescere»

Tra le sue priorità c’è anche l’allargamento della base
Sì, abbiamo bisogno di ampliare il passaggio di cultura e l’apporto che deve arrivare dai soci con idee e con azioni. L’associazione è dare e se tutti lo fanno qualcosa di buono viene fuori. Oggi il Club è formato in maggioranza da produttori, ma credo che la componente del dettaglio dovrà crescere, con figure di riferimento, perché è molto importante nel nostro panorama italiano.

A fine mandato sarà contento se?
Sarò soddisfatto se ci sarà un presidente orafo che sarà pronto a prendere il mio posto: vorrà dire che avremo fatto un buon lavoro e che ci saranno persone che avranno voglia di portare avanti il club oltre la tempesta. E se ci sarà da parte delle aziende la voglia di entrare perché all’interno si trovano risposte e cultura. Mi vedo come un “traghettatore”, ci sono persone giovani che stanno crescendo e che dovranno prendere la mia campanella.

Quale sarà, ora, la prima cosa che farà?
Appena sarà possibile andrò a visitare tutti i soci per capire da ognuno di loro quali sono le loro aspettative, necessità e cosa chiedono al club. 
Il momento è difficile, ma noi siamo italiani, abbiamo la forza della storia e della cultura, che nessuno ci toglierà. È una sfida? Sono arrivato a Dakar due volte, cosa sarà mai…

https://www.clubdegliorafi.org

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