
Diamanti: De Beers, al via il risiko. Il Botswana punta all’acquisto
Il rallentamento del mercato dei diamanti naturali spinge il Paese africano a muoversi
Il Botswana, primo produttore mondiale di diamanti naturali e azionista con il 15% di De Beers, ha avviato le manovre per rilevare il controllo del colosso minerario. Il governo di Gaborone ha affidato alla società di consulenza finanziaria Lazard, già protagonista di importanti operazioni nel settore minerario, l’incarico di seguire la trattativa.
Le prime indiscrezioni erano già circolate nelle scorse settimane, ma ora dalle parole si passa ai fatti. Un mese fa, la ministra delle Risorse minerarie ed energetiche, Bogolo Kenewendo, aveva dichiarato al Financial Times che il governo era pronto a prendere il controllo di De Beers. Pochi giorni dopo, anche il presidente Duma Boko aveva criticato pubblicamente il gruppo durante un discorso pubblico: «De Beers non sta facendo il suo lavoro. È il momento che il governo assuma il controllo».
I dati più recenti dettano il contesto: nei primi sei mesi del 2025, De Beers ha estratto 10,2 milioni di carati, registrando un calo del 23% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’ebitda è passato da un utile di 300 milioni di dollari nel primo semestre 2024 a una perdita di 189 milioni di dollari.
La crisi dei diamanti naturali è legata soprattutto alla crescita del mercato dei diamanti sintetici, prodotti in laboratorio a costi decisamente inferiori. In meno di dieci anni, la quota di mercato di queste pietre è passata dall’1% al 20%, modificando radicalmente gli equilibri. Anglo American, che detiene l’85% di De Beers, ha avviato pertanto un piano di ristrutturazione con l’obiettivo di ridurre le attività estrattive e cedere la propria quota.

Il governo di Gaborone considera chiaramente strategico mantenere il controllo del settore. Il presidente Boko ha ribadito la necessità di difendere le entrate minerarie, che rappresentano circa il 40% delle finanze pubbliche e oltre un quarto del PIL nazionale. «Il nostro obiettivo è diversificare la produzione e rendere la filiera competitiva rispetto ai diamanti sintetici», ha spiegato, indicando la volontà di aumentare la lavorazione interna delle pietre per rafforzare l’export.
Lo scenario, però, è più complesso. Accanto al Botswana, anche altri attori internazionali, tra cui il Qatar, sarebbero interessati a entrare nella partita. E la situazione interna non facilita le trattative: pochi giorni fa il presidente Boko ha infatti dichiarato lo stato di emergenza sanitaria pubblica, annunciando la creazione di un fondo straordinario in valuta locale per garantire la distribuzione di medicinali, oggi carenti proprio a causa della crisi economica causata dal rallentamento dell’ industria diamantifera. Considerato uno dei Paesi più stabili e sviluppati dell’Africa, il Botswana sta pagando oggi il prezzo della dipendenza dai diamanti, in un contesto di calo della domanda globale, soprattutto in mercati chiave come Cina e Stati Uniti, e della crescente competizione con le pietre sintetiche.

Mentre il mercato internazionale vive una fase di incertezza, in Italia Conte Diamonds, azienda di gioielleria fondata e guidata da Giuseppe Conte, ha avviato il suo percorso per la quotazione in Borsa. La società, specializzata in alta gioielleria con diamanti e pietre preziose, punta a debuttare entro la fine del 2028 sul listino Small Cap di Euronext Growth Milan. Il piano prevede la trasformazione da Srl a Spa all’inizio del 2026, con l’avvio della fase preparatoria e la redazione della documentazione necessaria. Nel 2027 è attesa l’istruttoria presso le autorità di vigilanza, con l’approvazione del prospetto informativo e del business plan. Infine, nel 2028, è previsto il debutto ufficiale sui mercati finanziari.
Il comparto globale dei diamanti è in una fase di profondo cambiamento, tra tensioni geopolitiche, guerre commerciali e la crescente competizione tra pietre naturali e sintetiche. Un equilibrio che, nei prossimi anni, potrebbe ridisegnare in maniera radicale il futuro dell’intero settore.
Diamonds: De Beers takeover in motion, Botswana steps in
The slowdown in the natural diamond market is pushing Botswana — the world’s largest natural diamond producer and a 15% shareholder of De Beers — to seek full control of the mining giant. The government has hired financial advisory firm Lazard to handle the negotiations, signaling a shift from speculation to concrete action.
De Beers is facing declining performance: in the first half of 2025, production fell 23% year-over-year to 10.2 million carats, and EBITDA swung from a $300M profit in H1 2024 to a $189M loss. The slump is largely driven by the rapid rise of lab-grown diamonds, whose market share jumped from 1% to 20% in less than a decade. Anglo American, which owns 85% of De Beers, is restructuring and considering selling its stake.
Botswana’s President Duma Boko has emphasized the strategic importance of maintaining control over diamond revenues, which account for about 40% of public finances and over 25% of GDP. The government also aims to expand local diamond processing to stay competitive against synthetics. However, the situation is complicated by potential interest from foreign investors, including Qatar, and by internal economic and healthcare pressures linked to the diamond industry’s downturn.
Meanwhile, in Italy, Conte Diamonds, founded by Giuseppe Conte, is preparing for a stock market debut on Euronext Growth Milan by 2028, reflecting ongoing shifts and new opportunities in the global diamond sector.
Overall, the diamond industry is undergoing significant transformation, driven by geopolitical tensions, trade conflicts, and the growing competition between natural and lab-grown diamonds.

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