Stefano Andreis, Gioielliere e Presidente Federpreziosi Confcommercio

Desertificazione commerciale e rigenerazione urbana spaventano e fanno riflettere

Progetto Cities, Andreis:”Il primo ostacolo allo sviluppo è la difficoltà a completare il ricambio generazionale”.

“Negli ultimi dieci anni, hanno abbassato la saracinesca 135mila esercizi commerciali, tra negozi al dettaglio e commercio ambulante. È accaduto per tanti motivi, che Confcommercio, insieme ad Anci, mette a fuoco attraverso il progetto Cities, finalizzato alla rigenerazione urbana come antidoto alla desertificazione commerciale.

Steven Tranquilli

Al progetto nazionale partecipa anche Federpreziosi. E lo fa non solo come ente di diritto – Federazione che fa parte di Confcommercio – ma perché il settore orafo-gioielliero a propria volta fa i conti con le difficoltà del commercio di prossimità.

Steven Tranquilli, direttore di Federpreziosi, fornisce alcuni dati: “Nel settore orafo, negli ultimi dieci anni, abbiamo perso il 25% dei punti vendita, passando da 17mila gioiellerie aperte a poco più di 13mila. Questa è la fotografia di dicembre 2023: proviene dall’Osservatorio Federpreziosi, i dati sono certificati dall’Istituto Format Research. In alcune città, il fenomeno della desertificazione dei centri urbani è rilevante. Desertificazione non significa solo assenza di colleghi in un centro storico, ma anche mancanza di presidio del territorio e quindi più rischio di essere esposti ad azioni criminali. Tocca a noi valutare, esaminare, rilanciare. Ecco perché il progetto Cities è fondamentale. Sono coinvolte molte città campione: Alessandria, Vicenza, Roma, Arezzo, Firenze, Grosseto, la provincia di Viterbo, Avellino, Benevento, Catanzaro, Cosenza. Cities nasce sotto l’egida di Confcommercio e Anci, è stato sottoscritto dai presidenti Sangalli e De Caro per rivalutare i negozi di vicinato. Una delle principali leve sulle quali spingere per il rilancio è la formazione. A Bari, ad esempio, è nata la scuola di commercio per fornire ai nostri operatori, non solo gioiellerie, gli strumenti per vivere e non per sopravvivere”.

Stefano Andreis, Gioielliere e Presidente Federpreziosi Confcommercio
Stefano Andreis

Il disagio c’è, intervenire è necessario, anzi l’analisi delle cause del malessere è fondamentale per ricostruire il rilancio. Ne è convinto Stefano Andreis, presidente di Federpreziosi. “Dal punto di vista politico-strategico, è fondamentale che tutto il comporto orafo-gioielliero, con particolare riferimento al commercio di prossimità, diventi oggetto di osservazione”, dice. Il primo ostacolo allo sviluppo è la difficoltà a completare il ricambio generazionale.Non riusciamo ad accogliere giovani e ad inserirli nei nostri contesti – spiega – Se da un lato dobbiamo abituarci a considerare il mestiere del gioielliere un’attività che si trasmette non solo di padre in figlio ma che prevede un’apertura a terzi, dall’altro dobbiamo riconoscere quanto complicato sia impostare una trattativa per la cessione della nostra attività, a cominciare dal nostro stock. Non è cosa agevole spiegare a chi compra che c’è mezzo milione di merce in magazzino. Cedere ai figli, inoltre, non è sempre naturale e facile come può sembrare. Possono esserci ad esempio impegni fiscali sottoscritti con banche e istituti finanziari: un gioielliere mette a garanzia i propri capitali e il patrimonio, ci sono ipoteche: non è agevole trasferire onere e responsabilità a figli. Se, dunque, vogliamo che i giovani – consanguinei o meno – si avvicinino a questa attività, abbiamo necessità di un intervento sistemico e strutturato, anche da parte del governo, attraverso sgravi, incentivi, aiuti”. Andreis sottolinea anche l’importanza dei punti vendita, come parte integrante della riqualificazione urbanistica e della tutela dei centri storici. “Noi siamo il passaparola del brand made in Italy, attraverso le cose che esponiamo nelle nostre vetrine. Il turista che vede questo patrimonio su Ponte Vecchio o a Venezia, torna a casa e si porta dietro questa memoria. Il progetto Cities, dunque, è fondamentale proprio per capire i motivi della deurbanizzazione, per vedere se ci sono lacune da parte nostra. Dobbiamo avere molti dati a disposizione, perché solo attraverso i dati abbiamo una strategia migliore per agire e rilanciare. Spesso ci sono attività in pieno centro storico ma poi ci accorgiamo che quel centro storico non è facilmente raggiungibile. Il progetto Cities approfondisce anche questo tema e intende verificare, ad esempio, se il tempo necessario per raggiungere i luoghi della storia, dell’arte  – e quindi anche le gioiellerie che si trovano nel cuore delle città – sia superiore o inferiore ai quindici minuti. Noi abbiamo attività in pieno centro storico, ammiriamo la bellezza di questi musei a cielo aperto ma non abbiamo servizi a sufficienza per arrivare nei centri storici. Si capovolge la prospettiva: dobbiamo portare prima i servizi e poi l’offerta, non il contrario. Vedo nella provincia autonoma di Bolzano spazi commerciali che arrivano fino al terzo piano degli edifici. Significa che non si è persa la vocazione all’imprenditoria, al commercio, al turismo ma va valorizzata con normative che procedano di pari passo con la tutela dei centri storici delle città. È una questione di etica dell’acquisto: chi sceglie di fare shopping in centro storico, godendo di passeggiate tra le bellezze artistiche, ha un approccio totalmente diverso rispetto a chi decide di frequentare centri commerciali fuori città”.

www.federpreziosi.it


Commercial desertification and urban regeneration: Federpreziosi participates in the Cities project

Numbers released by Confcommercio give pause for thought, indeed frighten. In the last ten years, 135,000 commercial businesses, including retail shops and itinerant traders, have lowered their shutters. This has happened for many reasons, which Confcommercio, together with Anci, focuses on through the Cities project, aimed at urban regeneration as an antidote to commercial desertification.
Federpreziosi also participates in the national project. And it is doing so not only as a body in its own right – a federation that is part of Confcommercio – but because the gold and jewellery sector in turn struggles with the difficulties of proximity trade.

The malaise is there, intervention is necessary, indeed, analysing the causes of the malaise is fundamental to rebuilding the recovery. Stefano Andreis, president of Federpreziosi, is convinced of this. “From a political-strategic point of view, it is fundamental that the entire gold and jewellery sector, with particular reference to proximity trade, becomes the object of observation,” he says. The first obstacle to development is the difficulty in completing the generational change. “We are not succeeding in welcoming young people and integrating them into our contexts,” he explains. “While we have to get used to considering the jeweller’s trade as an activity that is not only handed down from father to son but also involves opening up to third parties, we must also recognise how complicated it is to set up a negotiation for the sale of our business, starting with our stock. It is not an easy thing to explain to the buyer that there is half a million of goods in stock. Moreover, selling to children is not always as natural and easy as it may seem. For example, there may be tax commitments entered into with banks and financial institutions: a jeweller pledges his capital and assets as collateral, there are mortgages: it is not easy to pass on burdens and responsibilities to children. If, therefore, we want young people – blood relatives or not – to approach this activity, we need a systemic and structured intervention, including by the government, through reliefs, incentives, aid”.

Andreis also emphasises the importance of retail outlets as an integral part of urban redevelopment and the protection of historic city centres. “We are the word of mouth of the made in Italy brand, through the things we display in our shop windows. Tourists who see this heritage on the Ponte Vecchio or in Venice return home and take this memory with them. The Cities project, therefore, is fundamental precisely to understand the reasons for de-urbanisation, to see if there are gaps on our part.

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