BigMama «Trova qualcosa in cui sei veramente bravo e impegnati per realizzare il tuo sogno»



L’avete vista sul palco del concertone del Primo Maggio nel suo monologo passato alla storia come inno all’inclusività. Eppure, nella sfrontatezza del rap Marianna Mammone, in arte BigMama, riesce a sfondare le porte del pregiudizio sdoganando tutte le sfaccettature e le insicurezze di qualsiasi rappresentante della Generazione Z.

Il contaminare il suo vissuto nel Sud, BigMama (pardon Marianna, è nata e vissuta ad Avellino), con l’approdo al Nord, e non per fare musica ma bensì per una borsa di studio per studiare Urbanistica, è un risultato esplosivo di gerghi che si fondono e si confondono raccontando lo spaccato più autentico di chi si ritrova sulle spalle anche una vissuta pandemia.

L’artista, che componeva e si esibiva nella sua cameretta condividendo i brani su Youtube, è la stessa che racconta in esclusiva a Preziosa Magazine, senza mezzi termini, il  suo percorso artistico e il suo rapporto con l’accessorio, elemento cardine di una generazione alle prese con l’incessante presenza sui social e il divagare delle aesthetic su TikTok con cui l’artista ha da tempo avviato un dialogo.

Musica come scudo per affrontare a gamba tesa le fragilità e un profilo premiato da molti per la forte padronanza tra flow, wordplay e linguaggio. Mente e penna brillante per gli spaccati di vita quotidiana e un gergo tipico di chi proviene da alcune province campane che non ha paura di denunciare il vissuto e gli atti di body shaming.

Quanta Marianna nella cameretta avellinese c’è ancora nella sfavillante BigMama?

Penso che attualmente vi sia ancora tanta Marianna dentro BigMama e che ambedue si muovano all’unisono. Nonostante adesso sia più tranquilla con me stessa ci sono paranoie che mi attanagliano e non ho paura di condividerle con il mondo.

Le figure femminili nel rap hanno sempre un ruolo marginale, soprattutto nel nostro Paese, pensi che tutte le denunce e lo sdoganare gli stereotipi nel mondo digitale stiano portando ad una svolta?

Fortunatamente i social ci aiutano a sensibilizzare riguardo tematiche che prima erano taboo. Siamo solo agli albori e allo stato superficiale di un cambiamento che vede le donne ancora vittime, ad esempio, di cat calling.

Rappresentata dall’etichetta Pluggers, con all’attivo una collaborazione con Epic/Sony Music, nonché scelta da Spotify come una delle dieci artiste di RADAR Italia, il programma globale della piattaforma di streaming nato per supportare i talenti emergenti nei vari paesi. E ancora testimonial Zalando per la campagna “Nessuno mi può giudicare”. Se potessi continuare il tuo monologo del Primo Maggio cosa diresti a chi ha difficoltà nell’esprimere se stesso perché ancora vincolato da chi si limita agli stereotipi?

Il segreto è molto semplice ma io ci ho messo del tempo per individuarlo.

Trova qualcosa in cui sei veramente bravo e impegnati sul serio per realizzare il tuo sogno. Io sono davvero in gamba nel fare musica. I live e gli shooting sono gli esempi incalzanti che tutte le mie potenzialità sono apprezzate e enfatizzate. 

“Così leggera” per citare uno dei tuoi singoli ma anche così volutamente carica nello stile e opulenta negli accessori. Quale è il tuo rapporto con il guardaroba e quali son gli amuleti ai quali non rinunci prima di andare in scena?

La moda è da sempre un argomento di discussione nella mia esistenza.

Nell’adolescenza mi camuffavo con abiti larghi poi ho imparato a valorizzare le mie forme ed è stato molto meglio.

Sia sul palco che nella vita privata nessuno mi vedrà senza una collana. Non abbellire il collo mi fa sentire spoglia.

Quale pensi sia il gioiello che possa rappresentare maggiormente l’esuberanza di BigMama e il suo messaggio che strizza un’occhio all’inclusività e al body positive? E perché? 

Gli anelli di qualsiasi forma e di dimensioni macro. Fino al primo lockdown le mie mani erano piene di monili ed avendo una gestualità tipica del sud erano abbastanza in primo piano. 

Il gioiello, anche al limite dell’esagerazione, è da sempre uno degli elementi distintivi dell’iconografia rap. Quale artista  ti ispira maggiormente per le sue scelte di stile in tal senso?

Sin da piccola il mio mito era Salmo. Abbigliamento e accessori del suo guardaroba erano presenti anche nel mio. Tanto nero, rosso ed elementi di richiamo gotico. Adesso ho trovato la mia personale dimensione che assume connotazioni decisamente più femminili e sensuali.

Prima musicista italiana ad essersi esibita addirittura anche nel Metaverso, cosa ne pensi della digitalizzazione dei feticci, come ad esempio le sneakers o le it bags, volta a renderli NFT (Non fungible token, vale a dire beni unici di cui si è esclusivi proprietari nell’emisfero digitale)? 

Mi definisco una materialista, amo possedere feticci e molti miei acquisti sfociano nel collezionismo seriale. Quando un oggetto mi piace cerco di concedermi tutte le varianti possibili e immaginabili.

Mi sono divertita tanto nel Metaverso ma la vedo come una realtà che ha necessità di viaggiare in parallelo con le interazioni reali che ci sono tanto mancate.

“Next Big Thing” è il tuo primo disco, che unisce tutto il lavoro di questi anni in un progetto che tu stessa hai definito “grosso”, esplosivo, trasgressivo e diverso da ciò che è già esistente in Italia”. Quale è invece la “next big thing” che vorresti esibire per i tuoi look on stage?

Ho un’ossessione per i tacchi alti e gli abiti importanti. Ecco, immagino di entrare in scena con un abito nero ricco di dettagli dorati.

Prezioso come il consiglio che mi sento di dare a tutti coloro che producono abbigliamento e accessori “avere il diritto di entrare in qualsiasi negozio e scegliere liberamente senza le limitazioni inerenti le taglie o il fitting”. 

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