Ornella Bijoux. Un’azienda capitanata da tre donne con una voce sola

Simona Scala: “Ci devi stare dentro per comprendere la bellezza di questo mestiere”

Simona Scala

Come in quei luoghi in cui la Natura si impossessa degli spazi, in Via Monte Cervino, a Milano, al piano terra del numero 4, la visuale dell’appartamento è stata stravolta, non dalle piante bensì dalle cose. Ad alterare le linee degli spazi è una quantità smisurata di scatole, couvette, buste, cassettini affastellati all’inverosimile, apparentemente senza un ordine.
Hanno fagocitato tutto eppure niente va dimenticato perché Simona Scala (la terza generazione di Ornella Bijoux) ha esercitato mente e occhi a muoversi in questo bailamme di altro: perfino al buio saprebbe dove trovare quel colore, quella forma e di quella dimensione di ogni possibile variazione di materiali, taluni strambi – inadeguati sosterrebbero i più conformisti – come i ciottoli raccolti sul greto di un fiume per farne una collana.

Chi cerca il classico non è qui che può trovarlo.
Un’anarchia e il suo opposto, che sua mamma Maria Vittoria Albani (ancora più di sua nonna Piera Barni, la fondatrice) ha stratificato e rielaborato subendo il fascino del Déco, del Nouveau, delle fantasie floreali, come anche di futuribili geometrie. Insomma, per lei tutto può essere ispirazione.

Simona Scala e Maria Rosaria Petito nello showroom – lboratorio di Ornella Bijoux a Milano

Ma facciamo un passo indietro. Piera capovolge le prospettive e investe tutto quello di cui dispone – coraggio: tanto, sotto la durezza della realtà di allora; soldi, pochi, quelli di cui poteva disporre un’impiegata nella penuria della seconda guerra mondiale; sé stessa, il prezzo maggiore, tenendo conto delle difficoltà di una vedova con due figli da sfamare. Per cosa? Per mettersi in proprio rilevando il campionario di bigiotteria della Gi.Vi.Emme (che intanto, con una sorta di joint venture, si era associata alla gioielleria Calderoni). Una risolutezza spiazzante e che, ante litteram, alza il sipario sulla emancipazione femminile.

Mica tutto rose e fiori però!
Si era ancora nel 1944, ancora in un Paese sconvolto dal conflitto bellico, ancora in un periodo in cui una donna doveva per forza maggiore dimostrare di fare di più e farlo meglio (ancora adesso l’unica via possibile su cui le donne devono e sanno camminare).
Eppure la “Ornella Creazioni Originali e Ornamenti per la Donna Elegante” (si chiamava così) è nata proprio allora, con quelle premesse, ma con le migliori intenzioni, e ciò avrebbe portato lontano. Così fu.

Una foto storica di Maria Vittoria Albani


Tuttavia, l’abilità ad affiliare la bigiotteria con la vanità e il divertissement è stato in potere di Maria Vittoria (che chiamavano Ornella, ignari che il nome derivasse dalla parola ornamento), personalità audace, geniale, vivacissima che ha riempito il suo tempo come meglio non si poteva, con la soddisfazione di inventare forme e di produrle. Il lavoro, questo suo lavoro, era il punto di approdo dei propri pensieri: la sua centratura estetica si è rivelata autenticamente universale sperimentando sovrapposizioni, diminuzioni e dismisure.
Copiosi arrivano riconoscimenti e premi – nel 1957, a Roma, vince il “Primo Concorso Nazionale Sorelle Fontana per l’Accessorio nell’Alta Moda”, e piovono commissioni da ogni dove, da persone influenti e dai più noti brand. In alcune grandi capitali mostre e musei espongono i suoi manufatti che arrivano finanche in America e Giappone (una principessa nipponica fu fotografata con una sua collana, qualcosa di cui andare molto fieri), mentre le spille, il suo gioiello più rappresentativo, se le appuntavano sul bavero (rigorosamente a sinistra) star e donne di rango – la principessa di Monaco e Maria Callas furono tra loro.

“Il lavoro si è fuso con la vita privata di mia mamma che avrebbe vissuto come un oltraggio il non potersi più dedicare alle sue creature”. Racconta Simona mentre scava nelle scatole tirando fuori stravaganze che si raccordano con l’animo di Maria Vittoria. “Era instancabile e con un vocabolo sempre presente nella testa: originale. Ogni pezzo doveva essere originale! E lo era. Nessuno replicabile, né voleva che lo fosse. Non aveva il segreto della perfezione giacché disegnava a mano, saldava a mano e montava a mano (la bellezza del piccolo difetto). Il bijou artigianale era la sua dolce ossessione. Molto controvoglia, a 90 anni, ha dovuto assecondare la Natura e dire addio al suo incredibile mondo. Un addio relativo perché questa storia di Costume, insignita anche del prestigioso riconoscimento di ‘Bottega storica di Milano’, continua a fare altri e nuovi scatti in avanti. Certo, i tempi sono cambiati, le difficoltà sono cambiate, ma io ci sono, voglio esserci e vado avanti con la stessa caparbietà e dedizione”.

L’eredità di Simona – tuttora contrassegnata dal sigillo rosso, un tempo di ceralacca – è qualcosa che ha superato il tempo. Tocca a lei tenere ancora alto il vessillo perché è lei la continuatrice di questa realtà capitanata da donne, lontana dalla gioielleria eppure tanto vicina per le minuziose tecniche di realizzazione, l’impegno, la ricerca. Sa come fare. Nulla le è estraneo, disegna come ha imparato, replicando con proprie variazioni la bravura che fu di sua mamma. Semplifica e pluralizza per bilanciare i gusti di oggi con quello stile irresistibilmente retrò che, dopo quasi un secolo, ancora è intramontabile autenticità. Difficile stabilire se è talento o buona scuola (come lei stessa non esita ad ammetterlo). Questo universo stravagante e glamour carico di intimità è il suo rifugio, ci è praticamente nata e di tutto ha fatto esperienza. Ha un occhio speciale come speciali sono l’irriducibilità e la capacità che furono di sua nonna prima e di sua madre poi. “Oggi sto tenendo colmo un vuoto che nessun altro potrebbe riempire, né per storicità né per fama”. E accompagna il marchio verso il primo secolo di attività mettendo mano a nuove creazioni.

“Il 2024 sarà un grande anno – dice con un guizzo di gioia – la Ornella Bijoux spegnerà 80 candeline, oh cielo, lo dico e sento tutto il peso di questo compleanno! e ci sto mettendo tanta energia e tanto entusiasmo perché portarla avanti è un atto d’amore. Ci devi stare dentro per comprendere il valore di questo momento e la bellezza di questo mestiere”. Simona parla senza sdolcinature, combattuta tra l’orgoglio e la stressante esigenza di tenere il passo con l’impietoso mercato di oggi, dalle esigue certezze, da cui prende le distanze spiegando che – “Pur se cambiano i tempi e le dinamiche Ornella Bijoux resta quella che era, un’entità a sé, tra le pochissime con una lavorazione interamente manuale che vuole dietro ogni bijou tanti passaggi. Parlare di lavorazione a ciclo continuo qui dentro è un’eresia”. Mi guida nella stanza accanto dove alcune collaboratrici stanno assemblando dettaglio dopo dettaglio e, assumendo un altro tono, aggiunge con sincera partecipazione – “Capisci perché le memorie affettive e la potenza del brand non sono negoziabili?”.

Mi parla di un campionario che conta 30mila e passa articoli e me ne mostra un assaggio pigliando dalle vetrinette bracciali, collane, orecchini, finanche specchietti, pochette…, un archivio che è una ricchissima e variegata antologia. Molti hanno sfilato sulle passerelle dell’houte couture, molti altri sono stati fotografati per importanti riviste di moda, tanti sono stati disegnati per Swarovski, Dolce&Gabbana, Borbonese, Céline…, echi di un passato che non ingrigisce, tenuto vivo oggi con il potere dell’immaginazione di Simona.

È empatica e tra un racconto e l’altro inevitabilmente la conversazione prende un tono più amichevole e, dopo un grosso sospiro liberatorio aggiunge: “A volte mi verrebbe voglia di mollare tutto, ma significherebbe buttare all’aria 100 anni di passione dandola vinta a chi la passione non sa nemmeno cosa sia. Della qualità, poi, meglio non dire. Le offerte ci sono – sorride e poi chiude con convinzione – ma non se ne parla proprio”.

Penso che quel momento non arriverà mai, e sarà un’altra realtà che procederà lasciando decidere al cuore.


Ornella Bijoux, a company captained by three women with one voice.

Simona Scala: “you have to be in it to understand the beauty of this business.”

On Via Monte Cervino in Milan, the view of the apartment has been distorted by things, an inordinate amount of boxes, couvettes, envelopes, drawers piled up to the point of improbability, seemingly without an order. They have engulfed everything and yet nothing should be forgotten because Simona Scala (the third generation of Ornella Bijoux) has exercised her mind and eyes to move in this bailamme of otherness. An anarchy and its opposite, which her mother Maria Vittoria Albani (even more than her grandmother Piera Barni, the founder) layered and reworked by undergoing the fascination of Deco, Nouveau, floral patterns, as well as futuristic geometries.

The story: Piera turned perspectives upside down and invested all she had to set up on her own by taking over the costume jewelry sample collection of Gi.Vi.Emme (which in the meantime, in a sort of joint venture, had partnered with the Calderoni jewelry store). A disorienting resolve that, ante litteram, lifts the curtain on women’s emancipation.
It was still 1944, still in a country devastated by the war conflict, and yet “Ornella Creazioni Originali e Ornamenti per la Donna Elegante” (that was its name) was born right then, with those premises, but with the best of intentions, and that would take it far.

Copious awards and prizes arrived and commissions rained down from everywhere, from influential people and the most well-known brands. In some major capitals, exhibitions and museums display his artifacts that reach as far as America and Japan, while brooches, his most iconic jewelry, were pinned on his lapels by stars and women of rank.
“Work merged with my mom’s personal life. Simona recounts as she digs through boxes pulling out extravagances that connect with Maria Vittoria’s soul. She was tireless and with one word always in her head: original. Every piece had to be original! And it was. None replicable, nor did she want it to be. Handcrafted bijou was her sweet obsession. Very unwillingly, at age 90, she had to indulge Nature and say goodbye to her incredible world.”

Simona’s legacy is something that has transcended time. It is up to her to still hold the banner high because she is the continuation of this reality that will blow out 80 candles in 2024.

2 Comments

  • Marica

    straordinaria

  • Tiziana Abbracchio

    Desideri ricevere i vostre documenti e anche i cataloghi pubblicatari e vedere qualcosa per la festa di San Valentino e anche per il mio compleanno che è il 25 febbraio 2024 ed io compio 60 anni e invio i miei saluti da Tiziana Abbracchio

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