La commissione corallo pubblica il nono rapporto pre congressuale CIBJO

La Commissione Corallo della CIBJO, guidata da Vincenzo Liverino, ha pubblicato il nono rapporto speciale pre-congressuale. Precede di qualche giorno l’apertura ufficiale di CIBJO 2023, in programma a Jaipur, in India, dal 3 ottobre. Il rapporto esamina una criticità: molte persone confondono le specie di corallo con altre varietà, ad esempio con i coralli di barriera che sono colpiti dal riscaldamento globale e dall’acidificazione degli oceani. È fondamentale anche curare la terminologia utilizzata per i coralli. Nel CIBJO Coral Blue Book vengono elencati tre gruppi: Corallium, Pleurocorallium e Hemicorallium. La terminologia esclude i “coralli comuni”, cioè quelli che si possono vedere nelle decorazioni. Esempi di queste varietà sono il corallo spugna, il corallo bambù, il corallo nero, il corallo dorato e il corallo blu.

Enzo Liverino

Enzo Liverino, presidente della Commissione corallo e anche consulente della Fao per le statistiche sul corallo pescato nel mondo, spiega: “I coralli definiti preziosi dalla CIBJO vivono in ecosistemi completamente diversi, in acque molto più profonde e fredde“. Perché, dunque, c’è la tendenza a raggruppare tutti i tipi di corallo? La decisione è stata presa più di 10 anni fa dalle autorità thailandesi, che hanno vietato il commercio di questo materiale dopo il terremoto avvenuto nel 2011 al largo delle coste del Giappone nord-orientale. Il devastante tsunami che fu conseguenza del terremoto danneggiò la barriera corallina locale. La CIBJO ha contattato le autorità spiegando che le specie colpite dal disastro naturale non sono quelle utilizzate come materiale gemmologico nella produzione di gioielli. I coralli preziosi non vivono nello stesso ecosistema di quelli colpiti dallo tsunami e secondo la CITES – la Convenzione di Washington sul Commercio Internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione – non sono considerati specie in pericolo.

Un tema di stringente attualità resta la terminologia del corallo utilizzata nel settore della gioielleria. La nomenclatura appropriata è stata già oggetto di un rapporto speciale pubblicato nel 2021 ed è stato anche un obiettivo della Commissione Corallo creata nel 2014. I coralli definiti preziosi dalla CIBJO vivono in ecosistemi completamente diversi e in acque molto più profonde e fredde. Includono il Corallium rubrum del Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico adiacente, che viene pescato ancora oggi secondo le rigide norme della Commissione Generale della Pesca per il Mediterraneo (CGPM) e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO). Il Corallium rubrum a propria volta non è elencato nella CITES. Come specie non elencata, può essere commercializzato, importato ed esportato senza restrizioni legali. Vale soprattutto per quelli trovati come risorsa non vivente, ad esempio i depositi trovati al largo della costa di Sciacca, in Sicilia, dove nel 1875 sono stati trovati rami di “corallo morto”.

Non si tratta solo di coralli preziosi, secondo la definizione della CIBJO, ma anche di un materiale non pescato, poiché le colonie di cnidari che vivevano lì sono morte molti anni prima. Anche in Giappone sono stati recuperati preziosi coralli morti appartenenti alle specie elencate dalla CITES (ad esempio Pleurocorallium elatius). Sono di solito raccolti e trasformati in gioielli o opere d’arte intagliate. In alcuni casi, vengono mischiati con coralli delle colonie vive che vengono pescati in natura. Al momento della pesca, è possibile separare le colonie vive dai rami morti, soprattutto grazie alla presenza di un tessuto esterno allo scheletro pietroso della colonia. La pulizia e la modellazione rimuovono il tessuto vivo. Diventa, quindi, impossibile distinguere il corallo vivo da quello morto. Una proposta di clausola che introduce la nozione di corallo morto è l’unica proposta di aggiornamento del Libro Blu dei Coralli ricevuta dalla Commissione Coralli nell’ultimo anno. Non saranno, dunque, presentati emendamenti al Libro Blu del Corallo al prossimo Congresso CIBJO.

www.cibjo.org


Coral commission publishes ninth CIBJO pre-congress report

The CIBJO Coral Commission, headed by Vincenzo Liverino, has published its ninth pre-congress special report. It precedes by a few days the official opening of CIBJO 2023, scheduled to take place in Jaipur, India, from 3 October. The report examines a critical issue: many people confuse coral species with other varieties, such as reef corals that are affected by global warming and ocean acidification. It is also crucial to take care of the terminology used for corals. The CIBJO Coral Blue Book lists three groups: Corallium, Pleurocorallium and Hemicorallium. The terminology excludes “common corals”, i.e. those that can be seen in decorations. Examples of these varieties are sponge coral, bamboo coral, black coral, golden coral and blue coral.
Enzo Liverino, President of the Coral Commission and also FAO’s consultant for statistics on coral caught in the world, explains: “Corals defined as valuable by the CIBJO live in completely different ecosystems, in much deeper and colder waters. Why, then, is there a tendency to group all types of coral together? The decision was made more than 10 years ago by the Thai authorities, who banned the trade in this material after the 2011 earthquake off the coast of north-eastern Japan.

CIBJO contacted the authorities and explained that the species affected by the natural disaster are not those used as gem material in jewellery production. Precious corals do not live in the same ecosystem as those affected by the tsunami and according to CITES – the Washington Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora – are not considered endangered species.

A topical issue remains the coral terminology used in the jewellery industry. Appropriate nomenclature has already been the subject of a special report published in 2021 and was also an objective of the Coral Commission created in 2014. Corals defined as valuable by the CIBJO live in completely different ecosystems and in much deeper and colder waters. They include Corallium rubrum from the Mediterranean and adjacent Atlantic Ocean, which is still fished according to the strict rules of the General Fisheries Commission for the Mediterranean (GFCM) and the Food and Agriculture Organisation of the United Nations (FAO). Corallium rubrum itself is not listed under CITES. As an unlisted species, it can be traded, imported and exported without legal restrictions. This applies especially to those found as a non-living resource, for example the deposits found off the coast of Sciacca, Sicily, where branches of ‘dead coral’ were found in 1875.

These are not only valuable corals, as defined by the CIBJO, but also unfished material, as the cnidarian colonies that lived there died many years ago. Valuable dead corals belonging to CITES-listed species (e.g. Pleurocorallium elatius) have also been recovered in Japan. They are usually collected and made into jewellery or carved works of art. In some cases, they are mixed with live colony corals that are caught in the wild. When fishing, it is possible to separate the live colonies from the dead branches, mainly due to the presence of tissue outside the stony skeleton of the colony. Cleaning and shaping remove the living tissue. It becomes, therefore, impossible to distinguish living coral from dead coral. A proposed clause introducing the notion of dead coral is the only proposal to update the Blue Book of Corals received by the Corals Commission in the last year. Therefore, no amendments to the Blue Book of Corals will be presented at the next CIBJO Congress.

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