Annamaria Cammilli. Un miracolo italiano

Natura, arte, fashion nelle creazioni delicate ed originali che rappresentano il trionfo della bellezza

Annamaria Cammilli

Ogni orafo racchiude in sé un cuore d’artista, e qualcuno ha una vera passione per pennelli e colori a olio. Ma i tempi dell’artista tuttofare, come Leonardo o Cellini, sono lontani. Creare gioielli è diventato un mestiere a sé, e per gli orafi dipingere o scolpire è solo un hobby. Ma non per tutti: per Annamaria Cammilli le arti maggiori sono una ragione esistenziale che l’accompagna dai tempi del Liceo Artistico. Nel mondo dei gioielli la pittrice e scultrice fiorentina debutta qualche anno più tardi, nel 1977, aprendo un negozio vicino a Ponte Vecchio. Visto il successo delle prime creazioni in oro, nell’83 Annamaria fonda l’azienda che porta il suo nome.

La sua fama supera rapidamente i confini, tanto che gli anni ’80 sono ricordati per grande successo in Giappone, conquistato dal suo stile floreale. Nel 2002 entra in azienda il figlio dell’artista, Riccardo Renai, e per la griffe inizia una nuova era. Da sempre legata ai temi floreali, Annamaria estende le fonti di ispirazione a tutto il mondo della Natura. L’evoluzione stilistica favorisce un lungo periodo di forte crescita, e persino nel 2013, quando l’Italia è penalizzata dalla crisi, le vendite worldwide aumentano del 6 per cento. Renai ha saputo far crescere un marchio che qualcuno considerava “per signore”, conquistando anche un pubblico più glam con un gioiello finalmente adatto a tutte le occasioni. Razionalizzata la produzione, sempre made in Italy, Renai ha continuato a puntare sui particolari colori dell’oro a 18 carati, beige, rosa, arancio, giallo bambù, che sono la firma di Annamaria Cammilli. Insieme allo stile, che coniuga temi classici e atmosfere romantiche.

L’artista fiorentina è oggi affiancata dalla figlia Raffaella, che con il suo team di designer riesce a trasformare le idee in prodotto senza snaturarne la valenza artistica. Quasi l’80 per cento dei gioielli è venduto all’estero, dove la griffe ha anche dei monomarca. Ma il vero fiore all’occhiello è la boutique inaugurata lo scorso anno a Firenze, di fronte a Palazzo Vecchio.

Il gioiello di ispirazione naturalistica ha una grande tradizione. Inizialmente si è ispirata a qualcuno?
In passato siamo stati accostati all’Art Nouveau, al Barocco… La verità è che non ho mai amato guardare troppo ai grandi gioiellieri del passato, preferendo sfogliare qualche rivista di moda o assistere a una sfilata. E molte delle mie idee nascono mentre dipingo.

Credevo che anche l’arte giapponese fosse una sua grande passione.
È la verità, sono innamorata del Giappone e dell’arte dell’Ikebana. Mi è capitato più di una volta di montare sul primo volo per Tokyo per partecipare ai festeggiamenti della fioritura dei ciliegi, che là è un evento nazionale.

È vero che ha trasformato la sua abitazione in uno studio d’arte?
Non del tutto… essendo la casa abbastanza grande, avevo spazi che avrei potuto utilizzare in vari modi, ma non ho avuto dubbi: ho ricavato un ampio studio di pittura, uno di scultura, e uno spazio espositivo.

Da quando l’azienda ha una filosofia più orientata al mercato, riesce ugualmente a liberare il suo estro?
Qualche cambiamento era necessario, altrimenti il nostro pubblico sarebbe rimasto un po’ troppo elitario. Ma il piano di sviluppo non ha in alcun modo intralciato il mio lavoro, anzi al contrario ha ampliato gli orizzonti, visto che oggi oltre ai fiori sono libera di ispirarmi ad altre forme naturali, foglie, rami esotici, sassi…

L’offerta è stata articolata in quattro temi delimitati.
Sì, anche per aiutare le clienti e i negozianti a orientarsi nel nostro mondo. I quattro temi corrispondono a quattro elementi della Natura: Terra, Flora, Cielo e Acqua, ai quali fanno riscontro quattro concept creativi: Essential, Flowers, Color Stone e Vision. Le collezioni Vision, sette in tutto, sono ispirate a temi d’acqua, come la goccia, l’ostrica o i sassi del mare. I temi sono interpretati alla mia maniera, che non si limita a una semplice riproduzione della realtà.

Anche la finitura opaca, insieme ai colori dell’oro, è quasi una firma sui suoi gioielli…
Credo sia molto importante il contrasto opaco-lucido, che unito a forti rilievi delle forme crea una visibilità di volumi sulla quale abbiamo lavorato tanto. In alcune collezioni, come Begonia e Calla, l’effetto matt & deep risulta davvero molto evidente.

È vero che per la modellazione non ricorrete al computer?
È vero. A trasformare le mie idee in oggetti concreti è un modellista che lavora esclusivamente in cera.

La sua marca è un perfetto esempio di integrazione tra prima e seconda generazione…
A dire il vero, i Renai sono gioiellieri e orologiai da almeno cinque generazioni. Basta pensare che un antenato di mio figlio, Agostino Renai, era incaricato di regolare l’ora dell’orologio di Palazzo Vecchio quando Firenze era capitale d’Italia…

 

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