Riccardo Monti. Le grandi sfide si giocano sui mercati internazionali

Il presidente dell’agenzia ICE (agenzia per l’internazionalizzazione delle imprese italiane all’estero) ci racconta traguardi raggiunti e, naturalmente, obiettivi

Riccardo Monti

La sfida per le aziende, è ormai chiaro, è sui mercati esteri. Riuscire a dialogare con potenziali buyer interessati ai prodotti italiani non è sempre immediato: è in questo punto che si colloca l’intervento dell’Ice, l’Agenzia per l’internazionalizzazione delle imprese italiane all’estero, che da molti anni studia e realizza azioni a sostegno del comparto orafo.

Mostre, partecipazioni collettive a fiere, eventi-vetrina come l’Italian Trend Carpet Show organizzato all’ultima edizione di JCK Las Vegas. A Preziosa Magazine Riccardo Monti, presidente dell’Agenzia Ice, racconta traguardi raggiunti e, naturalmente, obiettivi.

Cosa realizza l’ICE per il settore orafo-argentiero?
Le aziende italiane raccolgono oggi le nuove, moderne sfide dei mercati internazionali amplificando il saper fare, la competenza e la passione, il talento nella creazione, l’intuito nell’anticipazione delle tendenze, l’“ingegnerizzazione” delle fasi di produzione, lo spirito estetico. Perché il gioiello italiano sia a pieno titolo rappresentazione di arte e cultura, costume e società, tecnologia, storia e tradizione, ed anche espressione di un sogno.
La promozione attuata dall’ICE si articola in un insieme di iniziative per offrire uno strumento sistematico e unitario a sostegno delle realtà diversificate che compongono l’oreficeria.

In che modo il comparto collabora a queste iniziative?
A fondamento delle nostre attività ci sono i suggerimenti provenienti dalle categorie e dalle aziende, grazie anche alle elaborazioni di customer satisfaction che monitorano i risultati delle iniziative; e nelle scelte la costante è la diversificazione dei mercati di sbocco. Appaiono prioritarie le nuove destinazioni: alcuni Paesi, in precedenza considerati come concorrenti potenziali o come tendenziali riproduttori di idee e di design, sono invece cresciuti progressivamente sul piano dei redditi e dei consumi.

Per esempio?
Le iniziative promozionali in Corea, che si è rivelato Paese maturo, sia finanziariamente sia culturalmente; la scelta di affrontare la Cina e il mercato prioritario di Hong Kong, con la partecipazione collettiva italiana alla fiera HKIJS; l’esperienza delle mostre autonome annualmente itineranti in Europa Orientale, da Varsavia a Bucarest, a Budapest, a Sofia, fino alle ultime due edizioni di Zagabria; la proiezione nel Sud est asiatico, a Singapore e Kuala Lumpur, così come l’evento di Santiago del Cile che inaugura il percorso in America Latina.
L’ICE realizza partecipazioni collettive a fiere internazionali, mostre autonome che uniscono l’elemento espositivo agli incontri professionali ed all’incoming di operatori dai Paesi viciniori, corredata da un’attività di comunicazione. In particolare, si è rivelata vincente la scelta di realizzare eventi autonomi all’estero con Incoming dai paesi dell’Area geo-economica di riferimento.
Questa formula rappresenta una soluzione ideale per mercati dove mancano Fiere di rilievo, con problematiche doganali e interlocutori in numero limitato. I costi per le aziende restano molto contenuti, mentre l’efficacia dell’iniziativa risiede nella selezione dei potenziali partner effettuata in modo mirato.

I risultati si vedono?
La nostra banca dati conta oltre 4000 aziende utilizzatrici dei servizi ICE, mentre 65 Uffici ICE della rete estera presidiano i contatti con gli operatori qualificati della distribuzione.
185 imprese italiane seguono ICE a Hong Kong nel 2014; per salire a 197 nell’edizione 2015; circa 50 aziende partecipano alla Mostra di giugno 2014 che ha celebrato il nuovo ingresso della Croazia nell’Unione Europea, con la presenza di quasi 200 buyer provenienti dall’area dell’Europa orientale, dai Balcani e dai mercati asiatici vicini.
E poi ancora: oltre 20 aziende al workshop di Seoul e trenta partecipanti in Malesia hanno incontrato circa 50 operatori coreani e altrettanti provenienti dai Paesi dell’Asean pacifico. Mentre in Cile partecipavano agli incontri 31 buyer provenienti da 10 Paesi dell’America Centro-meridionale.
Infine, il Piano export Sud dedicato alle aziende delle 4 Regioni meridionali della convergenza: Campania, Puglia, Calabria, Sicilia. Con loro abbiamo organizzato una partecipazione alla più importante fiera del Giappone, la IJT di Tokyo, per la prima annualità del Piano: vi torneremo anche per la seconda annualità.

Quali programmi per il biennio 2015/2016?
A livello globale il trend del settore orafo appare positivo, con una domanda di gioielleria in oro in crescita, sia in quantità che in valore, anche grazie al calo delle quotazioni del metallo, con un ruolo da protagoniste per India e Cina.
Quanto all’Italia, design, innovazione e circa 9mila imprese contate dall’ICE sul territorio, sono i tre fattori che fanno del nostro Paese il terzo in graduatoria mondiale tra i produttori di gioielli, con una quota di mercato pari al 10% circa.
Il mercato vale 7 miliardi di euro circa, con un export che rappresenta oltre il 70% del giro d’affari. E tra i comparti si registrano segni di vitalità, nell’alta gamma, ma anche in quella più fashion. Anche le esportazioni italiane crescono con una specifica crescita nelle aree emergenti del Medio Oriente, dell’Asia e di alcuni Paesi africani.
I principali mercati di esportazione restano Emirati Arabi e Svizzera che pesano per circa il 40% del totale. Aumentano anche le vendite verso Hong Kong, hub del mercato asiatico, e verso gli Stati Uniti che registrano un incremento di domanda vicina al 7%, attestando la propria quota di mercato vicino al 10% dell’export Made in Italy.
Proprio sul mercato di Hong Kong, denominata “economia più libera del mondo”, ICE apre la promozione della gioielleria italiana nel 2015 , organizzandovi la decima edizione del padiglione italiano: quasi 200 imprese nazionali provenienti da tutti i distretti orafi distribuite tra le due location della fiera.
A corredo, un Gala evening con sfilata di gioielli, ricondotti alle tematiche dei trend dell’Osservatorio internazionale di Fiera Vicenza. ICE è peraltro parte di un Accordo con il TDC, l’Ente governativo di Hong Kong che ci ha affidato la rappresentanza per l’Italia di tutte le fiere che ha in portafoglio, fra cui quella dedicata al settore orafo.
Perciò ICE coordina anche la partecipazione delle aziende che espongono in modo autonomo. La fiera di Tokyo di gennaio 2015 ha visto, accanto alla presenza delle aziende meridionali, per lo più produttrici di coralli e cammei, la nascita di un’idea nuova sul “saper fare italiano”: una dimostrazione di prodotto, con il banchetto tipico dell’orafo, gestita da un Maestro Artigiano e illustrata dal Direttore della Scuola Orafa del Tarì. A metà giugno 48 produttori italiani sono stati a Zagabria per l’edizione 2015 della Mostra europea, a confronto con buyer nordafricani provenienti dal Magreb e dal Mashrak.

Ci anticipa qualche novità?
Nell’ambito del Piano sud, l’organizzazione di una Mostra con B2B nel Torrese, dove la tradizione si unisce alla modernità del corallo e della madreperla. Continueremo su tutto il territorio nazionale con road show, cicli di interventi formativi dedicati al settore e molta comunicazione. Certamente la programmazione promozionale ICE non può tralasciare per il prossimo futuro il mercato americano, incluso quello dell’America latina.

Qual è il ruolo dell’ICE nell’accordo tra il Mise e le fiere orafe italiane?
Di recente il governo ha introdotto un progetto straordinario sulle manifestazioni di eccellenza: tra le fiere orafe italiane, Vicenzaoro e Oroarezzo. Inoltre nelle risorse straordinarie è compreso anche un sostegno ad alcune proiezioni internazionali di Fiera Vicenza: nel 2015, Vicenzaoro Dubai e Vicenzaoro Italian Club a JCK Las Vegas. L’ICE mira a potenziare l’immagine della fiera italiana sul mercato mondiale con eventi di immagine sul mercato di riferimento e, quando possibile, con l’organizzazione di padiglioni nazionali.

Insomma, un bilancio positivo?
Vicenzaoro Dubai ha registrato complessivamente 500 brand esposti su una superficie globale di oltre 12.000 sqm (dati Fiera Vicenza), di cui 150 italiani, raggruppati per aree tipologiche oltre allo spazio “ILoveIt” organizzato da ICE.
L’ICE ha organizzato una collettiva italiana nell’area “Unbranded I love it”; ha allestito una mostra di gioielli con pezzi del Museo del Gioiello di Vicenza. Ha realizzato inserzioni sui principali quotidiani, due eventi di presentazione e un video mapping che ha celebrato con effetti speciali i valori e le produzioni Made in Italy.
Sempre in collaborazione con Fiera Vicenza, abbiamo realizzato una grande sfilata di gioielli a JCK Las Vegas con 48 aziende partecipanti (di cui 12 provenienti da Couture). Circa 200 buyers americani presenti, tra cui Neiman Marcus, Richline, Sterling, Zales, Tiffany e De Beers. Alla 36esima edizione di Oroarezzo, a maggio, ICE ha organizzato l’incoming e/o il soggiorno di una delegazione estera composta da 183 tra buyer e giornalisti esteri, provenienti da Arabia Saudita, Libano, Israele, Emirati Arabi, Iran, Armenia, Bielorussia, Russia, Kazakhstan, Lettonia, Lituania, Azerbaijan, Georgia, Giordania, Austria, Germania, Inghilterra, Francia, Spagna, Croazia, Ucraina, Moldavia, Romania, Portogallo, Brasile, Cile, Messico, Cina, Indonesia, Thailandia e Malesia.
Come si comprende, la promozione delle fiere italiane, in cui ICE agisce da collegamento tra pubblico e privato, consente di realizzare interventi di sistema che rendono ancora più evidente l’eccellenza della produzione del “lusso made in Italy”.

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