
Luciano D’Inverno. L’anima di ogni gioiello in uno scatto
Quando la tecnica e la creatività raggiungono il perfetto punto di contatto
“Il desiderio vuole la sua perpetuazione all’infinito” scrive Susan Sontang ne L’Amante del Vulcano, per sottolineare l’insaziabilità del desiderio umano rivolto verso l’amore, l’arte e la conoscenza. E questa voglia di conoscenza è quella che muove la passione di Luciano D’Inverno, che ha tratto ispirazione dalla lettura del romanzo facendone un mantra che traccia con coerenza il suo percorso artistico, nato a metà degli anni Ottanta, proprio dalla curiosità che irrompe con forza nel suo lavoro di metalmeccanico e lo spinge allo studio della fotografia all’età di vent’anni. Dall’Istituto d’Arte fino all’Accademia di Belle Arti di Napoli dove incontri fortunati (tra gli altri, la storica Ennery Taramelli, con la quale si è instaurato un legame trentennale) e una grande perseveranza hanno disegnato quello che è lo stile di Luciano, riconosciuto nel mondo orafo per quella sua capacità di interpretare il gioiello: «È una fotografia molto creativa e ricca di stimoli perché mette in moto la fantasia. Occorre immaginare il set, predisporre gli elementi che si sono già fissati nella mente e poi è fondamentale la conoscenza della luce».
La tecnica è il suo pane quotidiano, delle attrezzature conosce ogni minimo dettaglio ed è questo che gli ha consentito negli anni di trovare il giusto equilibrio tra ombre e luci, quelle che sottolineano il disegno dei gioielli esaltandone qualità e preziosità ma anche quell’anima che trasforma attraverso la comunicazione ogni monile in un oggetto del desiderio.

La fotografia di still-life prevede un buon rapporto con la solitudine, è un atto di meditazione.
Quando si arriva nel suo studio si entra nel laboratorio di un alchimista, tra cavi, flash, attrezzature e computer. Appaiono in ogni angolo oggetti disparati, carte, colori ed elementi che arricchiscono le scenografie dei suoi servizi. Ed è solo lì in quello spazio, in quel caos apparente, che Luciano D’Inverno è a suo agio, svela il suo carattere più sincero, senza filtri, perché come lui stesso afferma: «la fotografia di still-life prevede un buon rapporto con la solitudine, è un atto di meditazione. Dietro ogni scatto c’è tanto studio e riflessione e stare da soli è la conditio sine qua non».
Tra una foto e l’altra c’è sempre il tempo per un racconto, un aneddoto che trascina fino al punto di partenza che affonda le sue radici nel mondo dell’arte e della letteratura, perché alla base di ogni lavoro c’è sempre un’intuizione, un’immagine sedimentata tra i pensieri che danno il via al progetto.
Mentre continua a scattare Luciano ricorda di quando nel 2020 una sua foto, per quell’equilibrio raggiunto tra creatività e tecnica, fu selezionata tra i top 10 come miglior still life di gioiello. Ma non poteva essere diversamente, la sua esperienza nel settore è ormai pluridecennale e così, dalla prima Reflex al Banco ottico, fino alle più moderne digitali, non ha mai smesso di studiare ed aggiornarsi proprio per quella sua “perpetuazione all’infinito”.
E non a caso, non è per niente critico sulle attuali tecnologie e quando gli si chiede cosa pensa dell’Intelligenza Artificiale che rischia di farci perdere il gusto e il valore dell’immagine senza battere ciglio risponde: «Il futuro della fotografia lo stiamo vivendo ora. Tra poco non faremo più caso se una tale immagine sia reale o frutto dell’IA. Quello che non potrà mai mancare è la creatività umana, la poetica, senza di quella non esisterà mai alcuna immagine, la tecnologia fornisce solo i mezzi e, senza di noi non c’è anima».

Emozioni e sensazioni nella produzione Fine Art
“Quattro tempi” e “Attraversamenti” sono solo gli ultimi due progetti di Luciano D’Inverno che anche nel mondo della fotografia artistica ha ottenuto menzioni e riconoscimenti. Due importanti e recenti esposizioni nella bellissima Reggia di Caserta, lo hanno visto protagonista con le sue foto che racchiudono emozioni personali e nuovi sguardi su luoghi dove la memoria ha serbato tutta la sua naturale bellezza.
Luciano D’Inverno, the Soul of Every Jewel in a Shot. When technique and creativity meet in perfect harmony
The thirst for knowledge fuels Luciano D’Inverno’s passion – a mantra that consistently defines his artistic journey, which began in the mid-1980s. It all started with a spark of curiosity that powerfully disrupted his work as a metalworker and drove him to study photography at the age of twenty. From the Art Institute to the Academy of Fine Arts in Naples, his path led him to recognition in the world of jewelry photography, celebrated for his unique ability to interpret jewels: “It’s a very creative and stimulating kind of photography because it ignites the imagination. You need to envision the set, arrange the elements already fixed in your mind, and above all, have a deep understanding of light.”
Technique is his daily bread – he knows every detail of his equipment inside and out. This mastery has enabled him, over the years, to strike the right balance between shadow and light – those elements that define the design of jewelry, enhancing both its quality and preciousness, and revealing that inner soul which, through the power of communication, transforms each piece into an object of desire.
In his space, amidst what may seem like chaos, Luciano D’Inverno feels at home. It’s where his truest self is revealed, unfiltered, because – as he himself says – “still-life photography requires a good relationship with solitude; it’s an act of meditation. Behind every shot lies a great deal of study and reflection, and being alone is the essential condition.”
Between one photo and the next, there is always time for a story or an anecdote, one that draws you back to his roots in art and literature – because at the heart of every project there is always an intuition, an image rooted in thought that sparks the beginning of the creative process.

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