Giulia Cazzola. Una storia italiana

Fope, quattro generazioni di gioie

Giulia Cazzola

Correva l’anno 1929, quando Umberto Cazzola aprì una piccola bottega a Vicenza in Contrà Sant’Ambrogio, specializzandosi nella lavorazione di gioielli e fedi matrimoniali. Con il tempo, l’azienda passò nelle mani del figlio Odino, che alla fine degli anni ’40 inaugurava un reparto meccanizzato, iniziando a fabbricare pennini e cinturini d’oro. Dal 1961 la ditta prende il nome di Fope e diventa fornitrice di grandi marche dell’orologeria. Negli anni ’70, Umberto Cazzola, nipote e omonimo del fondatore, inventa una maglia che rivoluziona il concetto di catena in oro.

Chiamata inizialmente Novecento e oggi conosciuta come Fope, la nuova catena non è basata sulla classica sequenza di maglie e contromaglie, ma si sviluppa in forma “tubolare” con un originale sistema di concatenamento tra una maglia e l’altra. Partendo da questo capolavoro di funzionalità e design, Fope costruisce un’identità stilistica forte e riconoscibile. Dal 2007, con la nascita della prima linea di bracciali e collane elasticizzati Flex’it, Fope fa un altro salto di qualità e i suoi gioielli si possono trovare nelle migliori vetrine del mondo, accanto a marchi come Rolex e Bulgari.

Caratterizzato da un look prezioso e glamour, il marchio italiano ha un’offerta variegata, che spazia da linee più accessibili – lavorate in oro, come la nuova Lovely Daisy, o in Silverfope, la lega inossidabile argento-palladio – a modelli decorati con rondelle incastonate di diamanti e pietre preziose, fino ai gioielli d’alta gamma della collezione Mia Luce.

Dal cilindro di Fope escono innumerevoli variazioni al modello che ha fatto la Storia, come la linea Eka o la sorprendente Wild Rose, che lo ha addirittura reinventato, conferendogli un look molto deciso e contemporaneo.

Giulia Cazzola, ultima erede della dinastia orafa vicentina, si è laureata negli Stati Uniti, dove si è poi fatta le ossa gestendo l’ufficio Fope di New York.

Poche famiglie di imprenditori arrivano alla quarta generazione con immutato entusiasmo…
Il mio modello è una mamma che ha scelto di dedicarsi all’azienda, quando avrebbe anche potuto risparmiarsi una vita così impegnativa. Io ho fatto la sua stessa scelta, perché così la vita ha più senso. E sono molto grata ai miei della libertà che mi hanno lasciato, permettendomi di sviluppare un ufficio marketing moderno, coinvolgendo come direttore artistico l’architetto Flavio Albanese.

Marketing e cura dell’immagine sono così importanti?
Le capacità di manifattura non ci sono mai mancate, e mio padre ha sviluppato soluzioni di avanguardia per la produzione dei componenti di base. L’azienda e la famiglia si basano su valori importanti, è solo necessario farli conoscere meglio.

Nelle iniziative promozionali investite molte risorse?
Investire è indispensabile, ma se contassero solo le disponibilità finanziarie non potremmo competere con marche che fanno capo ai grandi gruppi del lusso. Invece ci confrontiamo con loro nelle vetrine delle gioiellerie, facendo leva anche sui nostri 85 anni di storia. Ed è proprio la grande tradizione orafa che abbiamo alle spalle che ci aiuta a far crescere il prestigio della marca. Non a caso la campagna pubblicitaria “A Tale of Beauty” è un richiamo alle radici, tutte italiane, della nostra Casa.

Il valore che considera più prezioso per Fope?
Tanti, ma se devo dirne uno scelgo il prodotto. Per la qualità, la coerenza stilistica, l’eleganza, il fatto che non passa mai di moda, il comfort, la praticità. Il nostro gioiello è un oggetto prezioso, ma si porta con estrema disinvoltura, si armonizza con la persona. Tornando a parlare di valori, è un gioiello che in qualche modo esprime quelli della Casa.

Cosa vuol dire?
Che siamo un’azienda particolare, e sebbene non siamo più tanto piccoli il clima è quello di un’azienda-famiglia. Un clima che stiamo provando a trasmettere al pubblico, nella campagna pubblicitaria con Anna Valle e persino nei nuovi stand delle fiere. Fope ha deciso di uscire dalle quattro mura, per mostrare pubblicamente il proprio mondo e un po’ del suo calore…

Come pensa di riuscirci?
Il discorso è articolato, farei parlare un paio di esempi. All’ingresso dello stand nella fiera di Vicenza abbiamo allestito un ampio spazio di accoglienza non con arredi acquistati per l’occasione, ma con sedie, lampade e altre cose che normalmente stanno in casa mia o a casa dei miei genitori… A Basilea, dove tra l’altro abbiamo preso un grande spazio nel padiglione dove al piano terreno ci sono Rolex, Patek, Swatch e Gucci, all’interno dello stand abbiamo persino un’area giardino…

Siete forse l’unica marca importante che non ha un negozio tutto suo. Perché?
Siamo convinti che ogni cosa vada fatta a suo tempo. E in realtà abbiamo già qualche negozio in grandi department store, all’estero. Ma la notizia è che presto inaugureremo la prima boutique Fope. Non in un posto qualsiasi: a Venezia in Piazza San Marco.

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